Panino Giusto ha ricevuto la seconda ricertificazione B Corp con un punteggio di 102.7! Abbiamo raggiunto questo risultato grazie al lavoro del Comitato di Sostenibilità e dell’Impact Manager Roberta Pontrelli, ma soprattutto per merito dell’impegno che tutti noi impieghiamo ogni giorno per rendere Panino Giusto un’azienda ancora più giusta!
Panino Giusto è una B Corp, ma cosa significa?
Prima di parlare di B corp dobbiamo capire cosa vuol dire essere un’azienda responsabile dal punto di vista della sostenibilità. Significa misurare le proprie performance in ambito ambientale e sociale con la stessa attenzione con cui si valutano i risultati economici. Quindi, le B Corp, sono quelle imprese che co-operano per la creazione di un nuovo paradigma di business che non ha solo come obiettivo il profitto, ma anche la creazione di valore socio-ambientale.
Noi abbiamo sposato questo progetto nel 2020 diventando la prima impresa B corp della ristorazione italiana. Ci impegniamo ogni giorno a rispettare i più elevati standard di performance socio-ambientale e di trasparenza per promuovere questo nuovo paradigma economico rigenerativo ed equo. Anche quest’anno, come per la prima certificazione, siamo stati affiancati e supportati da B Lab Italia: azienda che lavora per far crescere la community B Corp.
Chi può diventare B corp? Per ottenere la certificazione, un’azienda deve fare tre cose. Prima di tutto, deve ottenere un punteggio di almeno 80 nel B Impact Assessment attraverso il proprio impegno sociale e ambientale e superare la revisione dei rischi di B Lab. Le 5 macroaree in cui si viene misurati sono: governance, comunità, persone, ambiente e clienti. Deve accettare di prendere un impegno legale mutando la struttura di governance interna e aziendale per rendersi responsabili nei confronti della totalità dei portatori di interesse. Infine, deve essere trasparente pubblicando le sue prestazioni sul profilo di B Lab.
La nostra storia di sostenibilità
L’intervista all’Impact Manager, Roberta Pontrelli
Com’è iniziato questo progetto sin dagli albori? Panino Giusto come è venuto a conoscenza della certificazione B Corp?
Nel 2018 la Presidente Elena Riva ha conosciuto una giornalista che le ha parlato del movimento B corp. L’idea era quella di misurare con uno strumento oggettivo delle attività valoriali. Eravamo già impegnati in progetti di integrazione da anni; siamo B corp nel DNA perché dal 1979 favoriamo la lotta allo spreco alimentare, facendo un prodotto fatto al momento, quindi senza spreco di lavorazione. Da sempre preferiamo l’acqua in vetro rispetto l’acqua in bottiglia, riducendo al massimo il consumo di plastica. Inoltre, l’attenzione e la cura verso la salute, e benessere dei dipendenti e la crescita professionale sono sempre stati elementi focus della società.
Dato questo presupposto, la Presidente si è a seguito interfacciata con i manager di Panino Giusto, ha fatto conoscere il movimento anche tramite aziende che fornivano consulenza e da lì abbiamo iniziato a misurare il nostro impatto iscrivendoci al BIA e rispondendo alle domande dell’Assesment. Il consiglio che possiamo dare alle altre aziende è quello di cominciare a misurarsi perché solo misurandosi si possono individuare delle azioni di miglioramento.
Parliamo di azioni di miglioramento rispetto a tematiche socio-ambientali: possiamo citarne alcune più soddisfacenti di questi tre anni?
Abbiamo sviluppato dei progetti d’integrazione verso categorie sottorappresentate in collaborazione con enti no profit. Nel 2019 siamo stati premiati dalle Nazioni Unite da UNHCR come best practice per la collaborazione nel mondo profit e no profit con il progetto “Cucinare Per ricominciare”. Siamo dotati di una piattaforma E-learning dove formiamo tutti i dipendenti su competenze tecniche e soft skills. Ci siamo impegnati a svolgere corsi e seminari sull’inclusione, sulla parità di genere, sul work life balance. L’impegno costante è quello sull’integrazione sociale.
Che lavoro c’è stato dietro a questo nuovo riconoscimento ottenuto a fine dicembre 2023? Cos’è cambiato dalla prima certificazione?
Dalla prima alla seconda certificazione abbiamo acquisito maggior consapevolezze dello strumento, delle nostre capacità e conoscenza dei tecnicismi. Per al prima certificazione siamo stati supportati dalla consulenza specializzata in certificazione B Corp, la seconda, invece, è stata fatta in autonomia. Abbiamo compreso quanto i progetti siano trasversali, quanto abbiano impatti positivi sulle varie aree d’impatto.
Ti senti soddisfatta del risultato di questa certificazione?
Soddisfatta perché l’azienda ha risposto alla promessa di migliorare le proprie performance; non molto invece, rispetto alla vulnerabilità dei criteri di valutazione. La variazione di un criterio possa penalizzare progetti oggettivamente virtuosi, nello specifico nella nostra situazione abbiamo subito una perdita di punteggio di 15 punti per l’applicazione di un calcolo matematico nel criterio di valutazione di un progetto ampio.
Intervista alla CSR Specialist, Gaia Rubino
Raccontaci del tuo nuovo ruolo come CSR Specialist. A cosa aspiri, quali sono i tuoi obiettivi, ma soprattutto quali competenze richiede questa nuova figura.
Si tratta di una nuova figura nelle aziende. Ci siamo rese conto durante la seconda certificazione che il ruolo di Impact Manager avesse bisogno di un supporto. C’era soprattutto bisogno di qualcuno che potesse tenere traccia di quello che avviene quotidianamente all’interno dell’azienda.
Il mio obiettivo è quello di acquisire competenze che al momento non ho, cercare di andare a comprendere le aree che sono più distanti dal mio ruolo nell’ufficio del personale, quindi quelle dell’ambiente, della governance, oppure lato clienti; il lato dipendenti è la mia quotidianità, quindi il mio obiettivo è quello di prendere più consapevolezza di quelle che sono le altre tre aree. Mi piacerebbe sicuramente imparare il più possibile per poi acquisire a pieno titolo il ruolo di Impact Manager.
Per quanto si tratti di una certificazione valoriale, richiede una conoscenza trasversale della struttura, dei processi, della normativa, dell’ambiente e dei tecnicismi di valutazione dell’Assesment che sono rigorosi e che richiedono tanta documentazione a supporto delle risposte fornite.
Com’è stato lavorare a un progetto così impegnativo?
Tutto questo è nato dall’interesse che avevo già intrapreso con la stesura della tesi per cui avevo analizzato le aziende B Corp e anche Panino Giusto. Sicuramente aver avuto la possibilità di entrare in questo mondo, mi ha fatto capire, ma soprattutto vedere, come funziona lo strumento. Posso dire che questo non è un punto di arrivo, ma essendo un percorso sempre più in miglioramento e in continua crescita, questa certificazione è solo l’inizio.